MISSION

Programma per la Direzione dell'Accademia di Belle Arti di Frosinone

“L’INSEGNAMENTO dell’ARTE e l’ARTE dell’INSEGNAMENTO”

UNA PROPOSTA DI PROGRAMMA PER LA DIREZIONE DELL’ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI FROSINONE NEL TRIENNIO 2018-2021

Cari Colleghi,

Ho cominciato a insegnare nelle Accademie di Belle Arti statali italiane nel 1995 – Torino, Venezia, Carrara, Roma – e a Frosinone in particolare ho avuto modo di insegnare dal 2001 al 2006. Posso dire di conoscere dall’interno queste nostre antiche e nobili istituzioni. E ho notato che ovunque tendono a ripetersi situazioni analoghe: a fronte di una notevole energia individuale dei Professori, quando si verifica una mancata integrazione di queste energie, si determina un aumento di conflittualità, col rischio di creare una crisi che danneggia tutto e tutti.

Nell’Accademia di Frosinone molto è accaduto in questi anni. E direi che il bilancio è complessivamente positivo. Direttori motivati e competenti, come il Prof. Angelo Vassallo e il Prof. Luigi Fiorletta, hanno disegnato nell’arco di 12 anni una traiettoria felice, straordinariamente positiva, che ha portato dai 200 studenti iniziali ai 600 di oggi, l’acquisizione di una nuova prestigiosa sede, la nascita di nuovi Dipartimenti di grande qualità, ha fatto conoscere l’istituzione accademica a personaggi di diversi settori della cultura che mai prima si erano avvicinati all’Accademia, e molti altri obiettivi sono stati raggiunti.

Il bilancio è quindi decisamente positivo. Oggi l’Accademia di Belle Arti di Frosinone ha una fama indiscussa di istituzione di eccellenza. Ma la strada è ancora lunga. Molti progetti e alcuni processi culturali e legislativi di lungo corso devono ancora essere portati a compimento, per migliorare la condizione complessiva dei Professori e degli Studenti dell’Accademia.

Ecco perché Vi propongo, con senso di responsabilità e spirito di servizio, la mia candidatura. Una candidatura finalizzata a consolidare l’integrazione tra le parti fondamentali del corpo accademico per tornare a progettare insieme, con fiducia, il futuro dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone. Se guardiamo con attenzione, scopriamo infatti di essere in una condizione formidabile, quella di un aggregato di intelligenze, talenti e creatività, che hanno la possibilità di evolversi sia individualmente, sia come sistema.

Guardando alla storia dei gruppi creativi che hanno fatto grande l’Europa (il Futurismo, la Scuola di via Panisperna, la Scuola del Bauhaus), mutuando da quei gruppi il concetto e il metodo di “lavoro creativo collettivo”, credo sia necessario da adesso in poi costruire una squadra viva, pensante e propositiva che coincida con tutto il corpo docenti e si ponga obiettivi comuni e condivisi. Non si tratta di una formula retorica, ma di un vero e proprio metodo operativo. Per far ciò, apriremo una fase speciale, da Luglio a Dicembre, rivolta ai Professori, agli Studenti e all’intero staff presente in Accademia, per raccogliere idee, priorità, prospettive, necessità, soluzioni; in altre parole, per elaborare una visione dinamica e collettiva del futuro dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone.

L’Accademia di Belle Arti di Frosinone potrà riflettere su se stessa, sulle sue origini storiche, sulle avanguardie artistiche e musicali che qui sono nate, sul rapporto con l’habitat naturale e il tessuto industriale che la caratterizza; sull’insegnamento dell’arte e sull’arte dell’insegnamento; sulla necessità di avviare una nuova fase di filantropia e mecenatismo; al tempo stesso si confronterà con le altre Accademie italiane, con le Università delle Arti e con ogni altra istituzione nazionale e internazionale che possa costituire per noi un interessante modello di sviluppo. Questo è lo sguardo costruttivo che spero di poter attuare nei prossimi tre anni, e che si articola per ora nei seguenti punti di partenza:

1. Luoghi dell’Accademia
In linea con l’alleanza storicamente radicata e funzionale con il Comune di Frosinone, con l’aiuto di tutti i Professori e in sintonia con gli organi istituzionali dell’Accademia, il mio impegno prioritario sarà quello di potenziare le attività didattiche sia nella sede centrale di Palazzo Tiravanti, sia all’interno del tessuto urbano, individuando un ulteriore spazio da destinare ad un laboratorio generale – Tecno Lab – dotato di ogni strumentazione necessaria e che sia a disposizione di tutti i dipartimenti.
Inoltre, sul modello dei campus universitari internazionali, l’Accademia di Frosinone sarà dotata di un Campus Accademico per il soggiorno di Studenti (che possano usufruire anche di mini-atelier) e per l’ospitalità di Professori e Artisti in Residenza.

2. Il Precariato
Poiché il corpo docenti dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone si trova a vivere in prima linea la realtà del precariato, mi impegno a trovare la soluzione ideale affinché i Professori precari, nell’attesa di una progressiva stabilizzazione, rimangano nell’organico attuale senza modifiche e siano rappresentati adeguatamente nelle strutture di governo dell’Accademia.

3. Sviluppi del MACA
Il Museo d’Arte Contemporanea costituisce un elemento importante e caratterizzante per l’Accademia. Obiettivo costante sarà quello di valorizzare la Collezione MACA esponendola anche in spazi esterni all’Accademia (sedi estere); incrementare la Collezione con opere di artisti di chiara fama; individuare uno spazio-deposito attrezzato per favorire la rotazione espositiva delle opere; favorire l’attività editoriale e di ricerca relativa alla Collezione stessa.

4. Biblioteca
Luogo della concentrazione dei saperi, la Biblioteca è uno strumento didattico fondamentale che potremo potenziare attraverso il collegamento diretto a case editrici nazionali e internazionali operanti nel settore delle Arti Visive; attraverso il collegamento e la promozione di eventi editoriali nazionali quali Book City, di cui l’Accademia di Frosinone può farsi promotrice; attraverso acquisizioni, donazioni e lasciti di rilievo. Nella Biblioteca saranno anche raccolte e archiviate le Tesi degli Studenti (copia cartacea e/o archiviazione on-line).

5. Partnership internazionali
Ogni Professore potrà proporre e avviare nuovi rapporti interistituzionali nell’ambito delle ricerche che caratterizzano l’Accademia di Frosinone. Su questo tema mi propongo di sviluppare, con l’aiuto dei Professori incaricati e in sintonia con le direttive di ricerca stabilite dagli organi preposti, ogni rapporto in ambito MIUR-MAE necessario ad attivare il protocollo Erasmus Plus, con la finalità di promuovere relazioni istituzionali di eccellenza, europee ed extra-europee, e incrementare con ciò una internazionalizzazione qualificata dell’Accademia di Frosinone.

6. La Cina
La presenza di Studenti cinesi costituisce un nodo e un’opportunità. In accordo con Ambasciata d’Italia in Cina, China Scholarship Council e altri organismi preposti, ascoltate le esigenze di tutti, stabiliremo nuovi regolamenti ed esigeremo una conoscenza linguistica appropriata da parte dei nuovi iscritti cinesi, sia per rispettare il livello d’insegnamento dei Professori, sia per garantire parità di trattamento a tutti gli Studenti.

Sperando di aver considerato con cura le esigenze di tutti, nel rispetto della libera ricerca che muove ognuno di noi nell’attività accademica quotidiana, sarò a vostra disposizione nei prossimi giorni per ogni suggerimento e approfondimento. Vi ringrazio per l’attenzione, la disponibilità e Vi saluto cordialmente,

Miriam Mirolla

FACOLTA' DI BELLE ARTI, ORA!

 Articolo pubblicato su Exibart il 29 ottobre 2012

FACOLTA’ DI BELLE ARTI, ORA!
di Miriam Mirolla e Vita Segreto*

Non basta che in Italia le Accademie di Belle Arti siano in sofferenza. Sono pure bistrattate, anche a sinistra.
Due docenti a Roma ci spiegano perché la riforma è necessaria. E nell’interesse di tutti.

C’è un’urgenza per la quale chiediamo una vera mobilitazione: fare approvare la legge di Riforma universitaria delle Accademie statali di Belle Arti presentata in VII Commissione Cultura della Camera dal Relatore Giuseppe Scalera, restituendo così all’Italia quel primato e quella supremazia nel campo dell’arte di cui ha goduto per secoli.
Si tratta di una proposta di Legge che non esitiamo a definire straordinaria e che trasformerà le Accademie di Belle Arti in vere e proprie facoltà universitarie, che rilasciano titoli di laurea, laurea magistrale e dottorati di ricerca. Né più né meno di quanto accade da decenni nei più grandi Paesi dell’Unione Europea.
Chi lavora nelle Accademie d’arte, sa bene che il sistema dell’Alta Formazione Artistica e Musicale è ambiguo e autoreferenziale, che non è più scuola ma non è ancora università. Non funziona l’insostenibile disparità di trattamento tra studenti accademici e studenti universitari, tra docenti accademici e docenti universitari, frutto di un pasticciaccio pseudoriformista che non trova corrispondenza in nessun sistema europeo e mondiale.
Va invece preservata la specificità e la varietà dei percorsi formativi, l’intreccio dei saperi teorici e pratici, la dimensione della ricerca e della sperimentazione, la straordinaria professionalità del corpo docente, ma soprattutto la fisionomia storica delle Belle Arti, articolata in Pittura, Scultura, Scenografia, Decorazione e Grafica. Se la Columbia e la Yale University, l’Università di Oxford e quella di Edimburgo denominano i propri corsi con quelle diciture, è perché quei termini mantengono ancora oggi tutta la loro risonanza, pur riferendosi ad una gamma sempre più vasta di pratiche e linguaggi artistici.
Per questo il Consiglio Nazionale degli Studenti (CNS RUA) innanzitutto, e il CNPABA, un’associazione professionale apartitica ed extrasindacale a cui aderiscono i professori delle venti Accademie statali sparse in tutta Italia, si mobilitano per l’approvazione della riforma.
Qualche mese fa abbiamo diffuso online un appello per chiarire il nostro progetto di Riforma, ricevendo in pochissime settimane il consenso di centinaia di personalità del mondo della politica, dell’università, della scienza, della cultura e dell’arte, tra cui Cesare Romiti, Louis Godard e Eva Cantarella, i Premi Nobel Rita Levi Montalcini e Dario Fo, che ha compiuto i suoi studi a Brera, e il Premio Oscar Dante Ferretti che, per arrivare a conquistare ben tre “statuette”, ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Roma…
Ci sorprende e ci rammarica che il centro-sinistra non aderisca alla nostra campagna, anche perché le prime attestazioni di solidarietà, quando abbiamo fatto lo sciopero della fame e organizzato le nostre assemblee nazionali in giro per l’Italia, ci sono giunte proprio da politici del centrosinistra. Perché poi nelle ultime due/tre settimane il centrosinistra abbia deciso di svolgere la parte della forza di reazione e conservazione andrebbe chiesto a quei deputati e senatori che rischiano di assumersi una pesante responsabilità storica, votando contro la Riforma Scalera. Quanto alle ragioni probabili di un tale atteggiamento, non possiamo non ricordare una certa linea di subalternità culturale nei confronti del sindacato, anche su ambiti e progetti di Legge che dovrebbero essere invece concordati con i soggetti realmente coinvolti, vale a dire studenti e professori. Non dimentichiamo poi che negli ultimi quindici anni sono venuti alla luce interessi di gruppi privati che hanno buttato l’occhio sui grandi patrimoni immobiliari e mobiliari delle Accademie, o di quei soggetti, pubblici e privati, che cercano di impadronirsi del patrimonio formativo delle Accademie stesse, anche a prezzo della distruzione di istituzioni secolari.
Tuttavia, poiché crediamo che questa piccola, preziosa, rivoluzionaria riforma riguardi tutti noi e che, una volta approvata, porterà benefici immensi all’Italia, lo sforzo comune e condiviso deve essere quello di agire sul terreno della politica vera, il che significa innescare il coinvolgimento attivo di ciascuno di noi, a partire dai lettori attenti di Exibart che ci hanno seguito fin qui.

* Miriam Mirolla, Cattedra di Teoria della Percezione e Psicologia della Forma; Vita Segreto, Cattedra di Storia dell’Arte Moderna. Tutte e due insegnano all’Accademia di Belle Arti di Roma

CONSIGLIO NAZIONALE PROFESSORI ACCADEMIE DI BELLE ARTI
consiglionazionaleprofessori@gmail.com
http//:facoltadibellearti.wordpress.com
Fb: Cnpaba Professori Belle Arti

Accademia delle Belle Arti di Roma - Lettera ai colleghi

Roma, 9 Settembre 2010

ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI ROMA

Via di Ripetta

00186 Roma

LETTERA AI COLLEGHI

Carissime colleghe e carissimi colleghi dell’Accademia di Belle Arti di Roma,

Sarete forse stupiti da questa mia improvvisa candidatura che, come un fulmine a ciel sereno, va ad aggiungersi alle già numerose candidature di altri illustri colleghi. Sento dunque la necessità di esporvi le mie ragioni.

Dopo aver insegnato per molti anni in numerose Accademie d’Italia, e durante i miei primi tre anni trascorsi qui con voi nell’Accademia di Roma, ho potuto conoscere a fondo e vivere sulla mia pelle pregi e difetti di questa nostra nobile istituzione, constatando purtroppo, a fronte di una notevole energia individuale dei docenti e degli studenti, una condizione di fragilità crescente della classe docente e, in particolare qui a Roma, la permanenza di una conflittualità pregressa che, non diversamente da ciò che sta accadendo nel Paese intero, rischia di determinare una prolungata empasse istituzionale o peggio ancora, un vuoto, che danneggerà irrevocabilmente il nostro lento, minuzioso ma preziosissimo lavoro didattico e formativo sulle generazioni future, sull’arte del futuro.

Penso alla cortina di ferro che avvolge un Consiglio Accademico troppo distante dalle esigenze dei singoli docenti, spesso sordo se non espressamente ostile ai bisogni, ai suggerimenti e alle indicazioni dei singoli docenti.

Penso all’imbarazzante assenza di una Biblioteca aggiornata ed utilizzabile quotidianamente in una città che è non solo capitale d’Italia, ma anche città nevralgica agli occhi del mondo intero per il suo strepitoso patrimonio artistico antico, moderno e contemporaneo.

Penso all’anomala condizione di isolamento della nostra Accademia in un mondo globalmente interconnesso, dove anche Leonardo da Vinci, se oggi fosse stato un nostro studente, sarebbe presto caduto in depressione.

Penso e avverto nitidamente quelle spinte reazionarie e regressive che puntano anacronisticamente a una concezione artigianale dell’arte, di ritorno al passato, alle care vecchie certezze rinascimentali o addirittura all’ispirazione di tipo creazionista, mentre il mondo occidentale a cui apparteniamo ha da tempo scelto e impostato la realtà sul modello più efficace della ricerca sperimentale, governato dalle teorie evoluzioniste, confutabili e migliorabili, fondate su una valutazione positiva del cambiamento e non sul terrore di ciò che è nuovo, altro, differente.

Io non escludo che l’Accademia possa e debba forgiare artigiani d’eccezione. Anzi, credo fortemente che essa dovrebbe diventare una vera e propria fucina di maestri artigiani, di talenti, di esperti e, soprattutto, di scienziati dell’immagine, scienziati capaci di inventare e introdurre nuove formule e brevetti nelle arti visive, nel design, da trasformare subito dopo in prodotto culturale da diffondere nella società intera.

L’Accademia di Belle Arti di Roma dovrebbe dunque attingere non solo alle note teorie e visioni del mondo che la nostra ricca cultura ha prodotto finora, ma dovrebbe riconoscere l’importanza della ricerca, ripartire dal concetto di avanguardia e cavalcare con audacia il futuro, condividendo il piacere della progettualità e il fascino dell’ignoto con i nostri giovani studenti che, da tutto il mondo, scelgono coraggiosamente di entrare a far parte della nostra nobile Accademia.

Ecco perché sto affrontando con immensa gioia la possibilità della mia candidatura: la mia vuole essere una candidatura neutrale, senza cordate precostruite né schieramenti belligeranti, ma al tempo stesso questa non vuole essere una candidatura in solitaria, o peggio narcisisticamente rivolta a se stessa, bensì una candidatura condivisa e appoggiata dalle spinte interne più innovative, giovani e vitali dell’Accademia.

La mia idea di direzione coincide infatti con l’idea di una squadra viva e pensante che si chiama “corpo docente” e si pone come unico orizzonte la costruzione comune e condivisa di un futuro prima di tutto umano e poi, conseguentemente, artistico e culturale.

Vorrei concludere questa mia lettera ringraziandovi immensamente e ricordandovi che da tutti noi dipende il nostro futuro.

Grazie!

Miriam Mirolla

docente di Teoria della Percezione

Proposta di programma di MIRIAM MIROLLA per la Direzione

dell’Accademia di Belle Arti di Roma 2010-2013

Nel rispetto di tutte le diverse professionalità operanti nell’ambito dell’Accademia di Belle Arti, la sottoscritta Miriam Mirolla propone i seguenti punti programmatici, affinché l’Accademia recuperi una posizione di prestigio artistico, scientifico e culturale capace di competere con le nuove prospettive didattiche e produttive internazionali.

1) L’Accademia di Belle Arti di Roma, come sede di libera formazione, strumento per la circolazione della conoscenza e centro di sperimentazione e produzione culturale, rivolgerà una particolare attenzione ai temi della ricerca in campo artistico – scientifico, valorizzando la sperimentazione e l’aggiornamento internazionale continuo, sia teorico, sia laboratoriale.

2) Legandosi al concetto di “federazione” così come espresso nei testi della Riforma, l’Accademia incrementerà specifici accordi di programma con altre Università e/o Accademie nazionali e comunitarie, al fine di ampliare l’offerta didattica, e favorire progetti di ricerca di respiro internazionale.

3) L’Accademia, nella sua molteplice offerta formativa, perseguirà i principi di qualità, trasparenza e promozione del merito.

4) L’Accademia farà in modo che i criteri di formazione delle commissioni esaminatrici siano sempre adeguati, garantendo la competenza “specifica” dei docenti selezionatori.

5) L’Accademia procederà a una revisione e razionalizzazione dell’offerta formativa.

6) L’Accademia si impegnerà a garantire una distribuzione coerente e scientificamente appropriata dei fondi di ricerca rispetto a obiettivi, indirizzi e risultati conseguiti.

7) L’Accademia garantirà una più efficace e dinamica interazione tra studenti, docenti, amministrazione e direzione.

8) L’Accademia tenderà a liberalizzare maggiormente il piano di studi, permettendo allo studente di raggiungere un’identità formativa massimamente individuale.

9) L’Accademia potenzierà la Biblioteca esistente attraverso il contatto capillare con le maggiori case editrici operanti nel settore artistico – scientifico. Avvierà inoltre un programma di “federazione” con altre biblioteche specializzate della capitale e così, attraverso una mappatura di biblioteche in network, lo studente di Belle Arti potrà assolvere alle diverse esigenze didattiche.

10) L’Accademia proporrà al Comune di Roma la realizzazione di un “pass” (compreso nel costo di iscrizione e in convenzione col Comune) per l’accesso gratuito degli studenti alle mostre, istituzioni museali ed eventi della capitale.

11) L’Accademia avvierà un’adeguata promozione pubblicitaria (carta stampata e web, italiano e inglese) per incrementare le iscrizioni.

12) L’Accademia costituirà un fondo privato speciale di AMICI dell’Accademia per promuovere il concorso economico dei privati e di soggetti donatori.

13) L’Accademia valorizzerà i laboratori già esistenti, avvalendosi anche di sponsor ad hoc e Fondazioni, e promuoverà la nascita di nuovi laboratori, quali ad esempio il Laboratorio di Psicologia dell’Arte.

14) L’Accademia verificherà annualmente l’impegno artistico e scientifico dei docenti, attraverso la presentazione annuale ai colleghi e agli studenti delle ricerche effettuate utilizzando il monte ore della ricerca.

15) Per aumentare il livello di internazionalizzazione del corpo docente, l’Accademia richiederà ai docenti un resoconto dell’esperienza Erasmus e sosterrà maggiormente gli scambi, favorendo l’apertura di nuovi contatti istituzionali.

In fede,

Miriam Mirolla

Lettera/intervista al Prof. CARLO BERNARDINI

“IL CERVELLO DEL PAESE. ISTRUZIONI PER L’USO”

Lettera/intervista al Prof. CARLO BERNARDINI
MIRIAM MIROLLA

“Un buon accademico…dovrebbe essere un buon ricercatore con talento per la didattica, capace anche di conservare per perpetuarli i beni immateriali che acquisisce e trasmette. Detto in parole povere, ma dirette, deve fare scoperte significative, lezioni attraenti e scrivere lavori e testi rilevanti. Quando queste esigenze sono soddisfatte, l’accademico viene chiamato, con un po’ di enfasi, un luminare, perché illustra ed illumina il prestigio dell’Università di cui fa parte.”
(Carlo Bernardini, 2008)

Gentile Professore,

Le scrivo a nome di NODES, una rivista che nasce dall’energia, dalla curiosità intellettuale e da un deciso esprit evoluzionista che accomuna un gruppo di studenti e professori dell’Accademia di Belle Arti e dell’Università di Roma. Ci rivolgiamo a Lei, che consideriamo un “luminare”, nel senso da lei stesso indicato nei suoi scritti (1), per cominciare a ristabilire il significato di parole fondamentali come ricerca, sperimentazione, capacità didattica, etica accademica, e ripristinare una rotta che, ultimamente, avvertiamo indebolita tra le onde di una turbolenza della storia italiana che sembra aver assunto una predominanza regressiva, irrazionalista e antievoluzionista. Lei è in grado di fare chiarezza all’interno di questa turbolenza, attraverso il suo sguardo di scienziato e di professore emerito della Facoltà di Scienze MNF presso l’Università di Roma La Sapienza?

CB: La situazione italiana, così come quella di molti altri paesi sviluppati, è una in cui il mercato la fa da padrone ormai da decenni. Al punto che molti cittadini pensano che non esistano più cose che “hanno un valore in sé” ma solo un valore di mercato. E dunque, si possono comprare da chi si accolla il gravoso onere di produrle; ma pochi pensano che i prodotti debbano essere “concepiti” e che spesso il concepimento di idee complesse sulla realtà naturale richieda tempi lunghi, programmi, impegno, investimenti di enorme interesse pubblico. La ricchezza ha viziato gli esseri umani, che chiedono più di quanto non diano.

“… ciò che più mi attrae […] è la questione della “corruzione simbolica” della rappresentazione della realtà che ogni linguaggio proposizionale contiene in sé. Specie in un paese come l’Italia […] il potere della lingua parlata e scritta si è intriso di suggestioni antiche che hanno una persistenza superiore a ciò che sarebbe razionalmente accettabile. Basti l’esempio della diffusione di parole come “anima”, “spirito”, “destino”, “fortuna”, “speranza”,; oppure la sostituzione di parole come “altruismo” con “carità” o “pietà”, o di “regole sociali” con “precetti” o “dottrine” per rendersi conto della contaminazione surrettizia delle proposizioni con concezioni apparentemente virtuose che rinviano a principi di autorità inventati da un sistema di potere che si auto qualificò, ben presto ma molto tempo fa, come garante di presunte virtù. Naturalmente, l’invenzione lessicale più potente di ogni altra è la parola “dio” […]”

(Carlo Bernardini, 2008)

MM: La questione della “corruzione simbolica” ha a che fare con il linguaggio ma anche con le immagini. Basti pensare all’invenzione iconografica di Eva che nasce dal corpo di Adamo, con il conseguente ribaltamento della realtà biologica, su cui poi si è innestato un lungo predominio di genere. L’arte occidentale ha spesso coinciso con la storia delle ideologie dominanti. Secondo lei, come possiamo acquisire maggiore coscienza rispetto a un’eventuale “corruzione simbolica” perpetrata anche attraverso le arti contemporanee?

CB: La capacità di parlare è usata a piene mani per ottenere consenso e potere con suggestioni da cui la gente non sa difendersi. Le arti hanno incontrato il loro inferno nei mezzi con cui vengono offerte al pubblico. Spesso, si sollecita una reazione “viscerale” dell’osservatore, la si trasforma in spettacolo, in festival, senza mettere in primo piano gli eventuali significati profondi.

MM: Nel conflitto tra competenza e autorità, lei sostiene che “la nostra cultura contemporanea si sviluppa, nei singoli individui, in modo essenzialmente oppressivo” (2). Cosa intende con ciò, e cosa fare per modificare la rotta?

CB: Basta osservare la circostanza che, nell’evoluzione della scuola contemporanea, l’imparare ha completamente sopraffatto il capire… Questo è un motivo di grande tristezza per chiunque insegni: tuttavia, imparare è talmente più facile del capire che molti si adattano a questa degenerazione dello sviluppo culturale che così, però, si trasforma in una burocrazia oppressiva che remunera alcuni zelanti cattivi servitori del pubblico interesse.

“I beni immateriali costituiscono il repertorio completo di ciò che sappiamo; e sono immagazzinati in speciali archivi di documenti, le biblioteche e gli archivi propriamente detti, nonché nella testa e nelle carte di alcune speciali persone che, per semplicità, chiameremo gli accademici…, una comunità… alla quale è richiesto soprattutto di occuparsi di tre problemi: della conservazione, trasmissione e produzione di beni immateriali.”

(Carlo Bernardini 2008)

MM: Il problema della produzione di beni immateriali, in ultima istanza, è il problema della progettazione del futuro. Come si colloca l’Italia rispetto alla possibilità di progettare il proprio futuro? Quali sono le scelte fondamentali da fare in tale direzione? Quali gli errori irreparabili?

CB: Progettare il futuro è una impresa collettiva. Ma in un paese come il nostro in cui non si sa usare alcuna “strategia di scelta”, le cose sono messe male. Finiamo con l’essere nelle mani dell’interesse privato, dei banchieri e dei manager che governano i centri di produzione. Finché non imparermo a rischiare razionalmente sull’innovazione, le cose non miglioreranno. L’errore più irreparabile consiste nel non sapere essere ragionevolmente sobri.

In una fondamentale ricerca del sociologo Domenico De Masi (3) viene messa in luce l’originalità del Gruppo di Via Panisperna, il primo italian team di scienziati basato su interdisciplinarietà, autorevolezza del leader e collegialità delle decisioni, bassa conflittualità, attenzione ai processi e alla strumentazione, consapevolezza della nuova centralità della scienza e della sua dimensione transnazionale. Cosa è successo da allora alla scienza italiana?

CB: Le leggi razziali e la guerra dispersero il gruppo; ma Edoardo Amaldi non emigrò come gli altri e si preoccupò di “ricostruire” in modo da avere scienza e scienziati degni di questo nome. Non a caso noi fisici della generazione postbellica lo ricordiamo con affetto oltre che con ammirazione: lo chiamiamo “il babbo”. La scienza italiana ha tenuto, nonostante le difficoltà economiche e politiche, finché qualcuno come Amaldi (ma anche Felice Ippolito, ed altri) è riuscito a far capire al governo che la scienza è un investimento e non una spesa. Oggi, è finita: la scienza è solo una spesa, gli imprenditori non sanno che farsene. Con questo, è crollata anche la cultura: produciamo giovani brillanti che espatriano; facciamo un regalo alla comunità internazionale. Finché dura: perché i vecchi bravi formatori stanno andando in pensione e non vengono rimpiazzati. Questa “incompetenza di governo” è il peggior impoverimento che potessimo immaginare.

MM: Nel 1983 lo storico dell’arte Corrado Maltese dichiarò che “l’arte è strutturalmente scienza”(4). Oggi però sembra che l’arte sia solo in grado di mettere in scena o simulare le scoperte scientifiche, generando un grave fraintendimento e diffidenza tra le due modalità del pensiero. Infatti, ben pochi centri di studio sono rimasti a baluardo di una ricerca che sia insieme, strutturalmente, artistica e scientifica. Il risultato è che l’arte in Italia si allontana sempre più dal metodo sperimentale identificandosi quasi totalmente con l’artigianato, all’insegna di un rigurgito delle più arcaiche teorie ispirazioniste. Cosa fare per invertire questa tendenza, vista la costante penalizzazione della ricerca in Italia?

CB: Il superamento del senso comune della scienza contemporanea ha un contenuto espressivo che forse è la più straordinaria delle arti. Ma non è concepito come tale da chi non possiede alcuna scienza. Posso però garantire che ho visto forme di straordinaria emozione accompagnare la fine di molte ricerche e la loro condivisione. Saprei trasmetterle? Forse, se ce ne fosse l’opportunità.

“Noi chiamiamo giovane, quale che sia la sua età, ogni individuo che non coincide ancora con la sua funzione, che si agita e lotta per raggiungere il centro dell’agire desiderato” (5)

(Isidore Isou,1947)

“Se Einstein avesse 26 anni e vivesse oggi in Italia, sarebbe un Co.Co.Co…” (6).

(Carlo Bernardini, 2005)

MM: Il concetto politico e culturale di giovane è rivoluzionario quanto quello di ricercatore, eppure entrambi sono sistematicamente sviliti in Italia, almeno a giudicare dalle scelte “remissive” del governo in materia di sostegno alla ricerca, da riforme inefficaci per l’Accademia e l’Università, dalle statistiche dei cervelli in fuga, e dalle difficoltà oggettive presenti nell’attuale mercato del lavoro.

Se lei avesse ventisei anni oggi, cosa farebbe?

CB: Me ne andrei. Con la mentalità di vecchio che ho oggi, mi metterei al servizio di popoli sottosviluppati come docente (se la salute non mi abbandonasse). Ma qui, tra ricchi egoisti e ignoranti, temo di non essere più capace di remare controcorrente. La nostra non è una vera democrazia; è una società tribale con emiri e sciamani che non sono accessibili ai sogni del popolo più sognante: i giovani.

Nota Biografica

Carlo Bernardini è nato a Lecce nel 1930 e si è laureato in Fisica nel 1952. Collaboratore di Enrico Persico e di Bruno Touschek, ha insegnato presso l’Università di Napoli (dal 1969) e di Roma (dal 1971). È stato direttore dell’INFN di Roma, Presidente di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, Senatore nella VII legislatura, Direttore di Dottorato (I ciclo). È professore emerito dal 2006.

Ha pubblicato numerosi testi – Fisica del nucleo, Relatività, Metodi matematici della Fisica, Vari divulgativi – e saggi – Il potere e l’ingegno (con D. Minerva), La fisica nella cultura italiana del ‘900, Idee per il governo, Contare e raccontare (con T. De Mauro). Dirige la rivista “Sapere”.

Note

1) Bernardini, C., “Il cervello del paese. Che cosa è o dovrebbe essere l’Università”, Mondadori Università, Sapienza Università di Roma, Milano, 2008)

2) Bernardini, C., “Il pensiero religioso, malformazione della cultura umana”, in: MicroMega 1/2008, L’Espresso, Roma, 2008

3) De Masi, D., (1989), “L’emozione e la regola. La grande avventura dei gruppi creativi europei”, Rizzoli, Milano, 2005.

4) C. Maltese, “Dalla semiologia alla sematometria, Il Bagatto Ed., Roma, 1982,

5) Isou, I., “Le manifestes du soulèvement de la jeunesse”, 1947.

6) Bernardini, C., “A cosa serve la scienza?”, conferenza di apertura della manifestazione “Il cielo sopra Stintino”, Sala Consiliare del Comune di Stintino, ( a cura di Mirolla, M.), 2005.

Link:
Scheda Wikipedia su Carlo Bernardini